
L'account Instagram che mostra i palazzi dimenticati del Nord Europa
Palazzi nobiliari, cimiteri d’auto, antiche caserme militari: il Nord Europa pullula di bellissimi luoghi abbandonati che nessuno considera. Da qualche anno, però, esiste un account Instagram che li immortala, Abandoned Nordic. Sul profilo di questo progetto fotografico, si possono trovare alcuni dei palazzi abbandonati di tutto il Nord Europa. Dalla Svezia, alla Romania, alla Norvegia, fino alla Polonia.
Abandoned Nordic è seguito da una coppia di artisti finlandesi. La fotografa Tanja Palmunen, e lo scrittore Kimmo Parhiala. Il loro intento, attraverso questo progetto, è quello di restituire dignità a questi palazzi abbandonati. Non soltanto ritraendoli, ma ricostruendone la storia.
Un progetto nato per caso
In realtà l’esigenza di Abandoned Nordic è nata con il tempo. E soprattutto in seguito a un incontro. La prima volta che Tanja Palmunen e Kimmo Parhiala si sono incontrati, si trovavano su una piccola isola dell’Indonesia. Non si erano mai visti prima, e non conoscevano i rispettivi lavori passati. Quell’esperienza di esplorazione comune, però, li aveva convinti che insieme avrebbero potuto collaborare a dei progetti narrativo-fotografici.
Così, quando sono tornati in Finlandia, hanno cercato una storia che potesse interessare entrambi. La commissione di una rivista per cui collaborava Parhiala, è stato lo spunto adatto al loro scopo. Il capo redattore gli aveva chiesto di svolgere un’inchiesta sugli ex ospedali psichiatrici, e Kimmo ha deciso di coinvolgere Tanja.
Hanno trovato un vecchio ospedale abbandonato vicino a dove vivono, e dopo averlo visitato, hanno avuto come una folgorazione.
Siamo entrati ed è stato come visitare un altro mondo. Tanja era entusiasta di girare per corridoi deserti, strane stanze, e di chiedersi quali storie avessero da raccontare. Non potevamo credere ai nostri occhi, e in quel momento abbiamo capito che c’era qualcosa per cui valeva la pena lavorare insieme.
Un’organizzazione lunga e faticosa
Abandoned Nordic, come dicevamo, non è soltanto una galleria di palazzi suggestivi. Il duo che lo cura, svolge un lavoro certosino nello scegliere quali edifici fotografare. Il lavoro preliminare, infatti, è di vitale importanza. E le loro abilità, in questo senso, sono complementari.
Io mi occupo di mappare i luoghi e di ricostruirne la storia—ha detto Kimmo—mentre Tanja elabora il metodo migliore per ritrarli, e cosa fare durante i sopralluoghi. È un lavoro molto lungo, e richiede ore di progettazione e di scrittura.
Anche dal punto di vista logistico, ovviamente, il progetto è molto probante. Da quando hanno iniziato insieme questa avventura, Tanja e Kimmo hanno visitato molti paesi. Estonia, Svezia, Norvegia, Romania, Polonia: per ogni paese viene fatto una mappatura preventiva di edifici abbandonati che potrebbero interessargli, tramite satellite.
Eseguiamo ricerche specifiche e su lungo raggio, in modo da poter effettivamente vedere gli edifici nel dettaglio. Quindi salviamo le coordinate nel nostro database. Quando abbiamo le coordinate di tutti i luoghi che vogliamo visitare, formiamo una mappa e facciamo un piano di rotta.
Ma spesso gli edifici che si rivelano più interessanti e accattivanti sono quelli scoperti per caso. Dopo aver visitato i luoghi scelti, infatti, i due si concedono sempre qualche giorno di esplorazione libera. E in quel caso la storia degli edifici viene scoperta dopo averli fotografati.
Una sfida nelle intemperie per ricordare il passato
Per fotografare e immortalare questi palazzi—che spesso rivelano bellezze inaspettate e dimenticate, come antichi saloni adornati di marmo, o soffitti a volta stuccati—Tanja e Kimmo devono anche affrontare diverse difficoltà. Questi edifici infatti si trovano in aree piuttosto fredde e anguste.
Mentre esploriamo luoghi abbandonati, dobbiamo strisciare, arrampicarci o camminare per ore. Siamo accolti dalla vegetazione invasa e dai rottweiler, e spesso dobbiamo esplorare al buio.
Durante un’esplorazione in Estonia, ad esempio, la coppia si è dovuta immergere totalmente nell’acqua gelata per raggiungere un’ex prigione sovietica semi-sommersa.
Dopo un’ora nell’acqua gelida, scattando in mezzo ai mattoni fatiscenti, ci siamo dovuti fermare. Perché le dita di Tanja non si muovevano più, ed era impossibile utilizzare la macchina fotografica.
Tutto questo, però, non li spaventa. Anzi li esalta: il loro intento, infatti, è riportare alla memoria il passato di certi luoghi, attraverso il tessuto urbano dimenticato. Essere, come dice Parhiala, degli “esploratori urbani“.
Immagini: Copertina